Continuiamo la nostra carrellata di parole che non hanno un’esatta traduzione in italiano (la parte 1 la trovi QUI):
- Saudade (portoghese): Questo termine è difficile da tradurre completamente. Esprime una nostalgia profonda e malinconica per qualcosa o qualcuno che non c’è più, un desiderio di ricordo che porta con sé sia la tristezza che la bellezza del ricordo stesso. In italiano potremmo usare “nostalgia”, ma non coglie la stessa intensità e sfumatura emotiva di “saudade”.
- Komorebi (giapponese): Descrive la luce del sole che filtra tra le foglie degli alberi, creando un gioco di luci e ombre. Non c’è una parola italiana che faccia riferimento a questo fenomeno naturale in modo specifico; quindi, si può descrivere come “luce tra le foglie” o “lume filtrato”, ma non è la stessa cosa.
- Gezellig (olandese): Rappresenta un’atmosfera accogliente, calda e conviviale, spesso legata a momenti trascorsi in compagnia di amici o familiari. In italiano possiamo dire “atmosfera accogliente” o “momento piacevole”, ma “gezellig” evoca un senso più profondo di comfort e connessione emotiva.
- Hygge (danese): Anche se è un concetto simile a “gezellig”, “hygge” è più specifico nella cultura danese e rappresenta un’idea di comfort e felicità semplice, spesso associata al stare insieme a casa, in un ambiente caldo e rilassato, durante una serata tranquilla. In italiano non esiste una parola che riassuma questa sensazione di benessere domestico e intimità.
- Cafuné (portoghese brasiliano): Si riferisce al gesto affettuoso di accarezzare i capelli di qualcuno con delicatezza. Sebbene possiamo tradurre il gesto come “accarezzare i capelli”, la parola “cafuné” evoca una connessione intima e tenera che va oltre la semplice azione fisica.
- Mångata (svedese): Descrive il riflesso della luna sulla superficie dell’acqua, che forma una sorta di sentiero luminoso. In italiano non esiste un termine che descriva questa particolare immagine poetica; quindi, si potrebbe parlare di “sentiero lunare sull’acqua”, ma non sarebbe la stessa cosa.
- Tartle (scozzese): È il panico che si prova quando stai per presentare qualcuno, ma non riesci a ricordare il suo nome. Non c’è un termine equivalente in italiano che catturi questa sensazione di imbarazzo.
- L’appel du vide (francese): Traducibile letteralmente come “chiamata del vuoto”, descrive quella sensazione improvvisa e inspiegabile di voler saltare o gettarsi giù quando si è in alto, come su un dirupo o un balcone. Non esiste una parola italiana che esprima esattamente questo impulso irrazionale.
- Pochemuchka (russo): Questo termine si usa per descrivere una persona che fa troppe domande, spesso con curiosità incessante. In italiano, pur esistendo il concetto di una persona curiosa, non abbiamo una parola unica per identificare chi continua a fare domande in modo imperturbabile.
E tu conosci parole che esprimono un concetto preciso in un’altra lingua (o cultura) ma che non hanno un’esatta traduzione in italiano? Diccelo nei commenti e facci sapere cosa ne pensi.